Signore e signori, intendiamoci: l’Inter è forte. Non fatevi ingannare da queste prestazioni, ma se dobbiamo guardare per bene, ci sono delle questioni grosse che non si possono più ignorare. Tanti in rosa sono abbastanza vecchi. Attenzione: non è un problema se hai uno o due senatori, ma qui parliamo di un blocco intero. Acerbi, Mkhitaryan, Darmian, De Vrij, Sommer, Calhanoglu e Zielinski tutti over 30, qualcuno oltre i 35. Ma per quanto possano reggere ancora calendari e partite infinite? È chiaro che servono giocatori d’esperienza per gestire certe partite, ma devi anche avere le gambe, la freschezza e la qualità di sostituire un titolare. Entrare dalla panchina e fare il compitino non è sostituire, è completare l’undici in campo. E poi oggi in Europa, se non corri, ti asfaltano (il Psg insegna).
Inoltre c’è il tema tattico. Il sistema 3-5-2 dell’ex Inzaghi può ancora funzionare? Per quanto mi riguarda è obsoleto, perché quando giochiamo contro una squadra che ci aspetta bassa, e ci chiude le linee, facciamo una fatica tremenda a creare superiorità. I quinti sono fondamentali, ma se Dumfries non è in giornata o Dimarco è impreciso, ti manca sbocco. E davanti, se Lautaro è marcato stretto, l’attacco si inceppa, di conseguenza ci manca il famosissimo ‘piano B’. Zalewski e Mkhitaryan non si possono inventare trequartisti o roba simile, l’abbiamo provato con Sanchez e abbiamo fallito il test miserabilmente.
Ma parlando proprio dell’attacco: la qualità lì davanti non è al top, un po’ la stanchezza, un po’ le giornate no (che diventano tante dopo una certa). Lautaro è un grande giocatore, fa tanti gol, si sacrifica, addirittura torna persino in difesa, ma ogni tanto si spegne nei momenti importanti. Questo perché? Perché il supporto del compagno è assente. Thuram, per esempio, ha sorpreso fino a inizio di quest’anno, ma ricordiamoci che non è un bomber da 25 gol. Pio Esposito sarà la grande sorpresa? Staremo a vedere, resta il fatto che senza un attaccante imprevedibile o un bomber a tutti gli effetti, queste fatiche lì davanti saranno sempre presenti. Tradotto: serve intervenire sul mercato. Bonny è un interessante alternativa a Thuram, ma torniamo sempre al solito discorso: il bomber che ti risolve le partite in modo sporco non c’è. Per intenderci alla Bobo Vieri. Ti manca persino il giocatore di turno che te la risolve con un dribbling o un tiro da fuori area. Questo all’Inter manca davvero da un pezzo. Se Chivu ha in mente il 3-4-1-2 un Nico Paz sarebbe proprio perfetto.
E poi abbiamo il centrocampo che corre tanto, ma serve anche più qualità nei piedi. Barella è un vero motore, ma da metà stagione non è più lucido. Calhanoglu fa un lavoro incredibile davanti alla difesa, ma ricordiamoci che rimane sempre un giocatore adattato, visto che non è un regista naturale. Frattesi dà inserimenti, ma non costruisce. Zielinski è più fuori che dentro. E Asllani? Lo usi poco, e quando entra non ha continuità e non fa la differenza come desideriamo. Invece la difesa? Bastoni non si discute. Pavard ha qualità, ma ha avuto problemi fisici di troppo. Acerbi è affidabile, ma l’età avanza. E dietro, tolto De Vrij dalla panchina, non hai tantissime scelte. Bisseck può ancora migliorare, ma in certe partite abbiamo visto le sue lacune difensive evidenti.
E quindi, in sintesi, se tutto va bene, ti accontenti, ma non hai la sicurezza di ripetere le stagioni precedenti. Se si rompe un equilibrio, se perdi due titolari, se uno ha un calo di forma, ti mancano le alternative, quelle vere. Serve rinfrescare la rosa, serve più flessibilità tattica, serve qualcuno davanti che risolva le partite da solo. E soprattutto, serve pensare a lungo termine. Perché quest’anno hai dominato, ma non hai vinto nulla, e il prossimo non puoi pensare di ripartire con la stessa squadra, gli stessi problemi, e sperare che vada tutto liscio.
Senza dimenticare un altro tema pesante: quello delle troppe partite. Tra campionato, Champions, Coppa Italia, Supercoppa, nazionali e infine il Mondiale per Club, questi giocatori superano a batter d’occhio 60 partite l’anno. Non è assolutamente normale. Poi ci stupiamo se Barella cala a febbraio o se Calhanoglu si fa male con nonchalance, oppure ancora Mkhitaryan che manca di passaggi rudimentali. Ma se li spremi così, è inevitabile. E la panchina, per quanto ce la raccontano ‘ampia’, non sembra all’altezza. I titolari fanno e non fanno la differenza, ma appena giri due pedine, il livello si abbassa in modo sconcertante.
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